Andrea Inglese est l’éditeur de quatre hymnes de Un Hymne à la paix (16 fois / Un Inno alla pace (16 volte) traduits par Beatrice Monroy dans le n°52 (juillet 2015) de la revue Testo a Fronte. Voici sa présentation
Laurent Grisel, poeta e saggista francese, sta portando avanti da anni un’opera articolata e ambiziosa, in cui convergono molteplici esigenze. Il pubblico italiano ha già potuto apprezzare alcuni suoi lavori tradotti sia in volume che in rivista o in rete. Un poemetto, dal titolo PP, è stato da me presentato nel 2010 sul n° 43 di “Testo a fronte”. In quell’occasione, avevo avuto modo di sottolineare la propensione di Grisel per le forme lunghe, la cui scelta nasce dalla complessità degli oggetti che si propone di rappresentare e che lo spinge inevitabilmente a oltrepassare le frontiere del paradigma lirico novecentesco, incentrato sull’espressione dei vissuti individuali. Un caso esemplare, a questo proposito, risulta essere Un inno alla pace (16 volte). Questo testo mette in scena quattro voci distinte, di Uomo, di Donna, di Carnefice e di Giustizia, per poi ricombinarle tra di loro, attraverso sei duetti, quattro terzetti e due quartetti. Il titolo, apparentemente piano, presenta in realtà una dimensione problematica : l’inno, infatti, soprattutto a partire dalla tradizione letteraria e musicale ottocentesca, esprime una voce collettiva e patriottica, che si afferma prevalentemente durante periodi bellici ed è associata alle lotte di liberazione nazionale. Grisel conserva, dell’inno, l’esigenza di trascendere la visuale del singolo verso una coscienza sociale, ma ne rovescia la connotazione guerresca. L’inno è un convegno e un confronto di voci che avvengono in un momento di pace. Più precisamente, le quattro voci emergono a ridosso di una guerra, quando nel paesaggio esteriore e nella memoria di ciascuno sono ancora vive tutte le tracce della prolungata distruzione. La pace, quindi, è prima di tutto la condizione iniziale, entro la quale si articolano le diverse posizioni dei protagonisti. La pace del Carnefice non è la stessa della Donna, e così via. Ma la pace vuole essere anche il punto di arrivo, il fine utopico dell’intero processo polifonico. Grisel si chiede come, spalle al massacro, sia possibile concepire la pace non come una tregua più o meno prolungata, ma come una condizione stabile, idealmente irreversibile. È proprio muovendo da questa duplice idea della pace, che il testo allestisce un percorso che si rivela particolarmente originale e acuto. L’autore decide di lavorare poeticamente a partire da un tipico paradosso che la realtà della guerra suscita di fronte ai suoi esegeti, siano essi degli storici, dei filosofi o degli psicologi. Non v’è dubbio, infatti, che la guerra sia di tutte le azioni umane quella più ricorrente e, al tempo stesso, quella più enigmatica. La perennità del fenomeno, infatti, il suo travalicare epoche e regioni, non lo rende però meno sfuggente. Vincent Houillon, filosofo francese, in un volume collettivo intitolato Le massacre, objet d’histoire, scrive : “giunto al termine della sua spiegazione storica, il massacro s’impone ancora nella sua incomprensibilità e rilancia il pensiero”.
Grisel ha deciso di parlare della guerra attraverso la pace, attraverso quella necessità di pace che s’impone in seguito alla guerra. Da come si costruisce la pace, è possibile prevedere il ritorno o meno della guerra. Più che all’enigma della guerra, Un inno alla pace confronta il lettore con le reticenze, le angosce, le ingenuità, le illusioni che accompagnano la costruzione della pace, e la possono, fin da subito, compromettere. La pace, infatti, non implica soltanto la ripresa della “vita normale”, ma è il momento in cui, dopo aver raccolto le macerie e aver seppellito gli ammazzati, si ha un’opportunità per ridefinire criticamente la società e le sue istituzioni. Nello svolgersi dell’inno, infatti, attraverso il progressivo intrecciarsi delle voci singole, l’autore mette in scena un conflitto “tra ripetizione ed emancipazione”, tra la forza del dato storico irrimediabile e la volontà soggettiva di non farsene condizionare, immaginando non una semplice tregua, ma un pace duratura e meditata.
Sarebbe interessante, poi, confrontare questa operazione polifonica di Grisel con le ipotesi esegetiche assai fruttuose avanzate da Enrico Testa, in una delle raccolte di saggi critici più significative dell’ultimo decennio, Per interposta persona. Le voci presenti nell’Inno non sono riconducibili a uno sdoppiamento o ad una moltiplicazione dell’io, ma nemmeno corrispondono a dei personaggi ben individuati. Come scrive lo stesso autore in una nota personale al testo si tratta di “giochi di forze e di possibili”. In altri termini, abbiamo a che fare nuovamente con incarnazioni sempre in bilico tra la fatalità storica di un ruolo subito ed esemplare, e la possibilità di sfuggire ad esso, reinventandolo. Non altrimenti che in forma poetica, si potrebbe esprimere una lotta così serrata e irrisolta tra speranza e disincanto, tra sogno e lucidità.
Un Inno alla pace (16 volte) sur ce site :
– 11 - Uomo, Boia, Donna
– 12 - Uomo, Giustizia, Boia