Si dice : ebbe una giovinezza indipendente ;
partì.
Ciò che fece, non si sa veramente :
non loquace.
Si dice che andò a lavorare, lui,
l’intellettuale
(in Sicilia, lo sono tutti)
tra monaci dalle mani sporche
per sapere tirar fuori un carretto
dal pantano
con quelli che tirano
e quelli che spingono
e quelli che tengono una tavola
sotto le ruote.
Quando ritornò tra noi fu distante
non irrispettoso
come lo era nella sua giovinezza
ma distante
e attento
– con sua madre, suo padre,
i suoi zii, le sue zie, i suoi cugini.
Può darsi avesse appreso ad ascoltare, a non
forzare. Ad ascoltare, in una storia,
le sette o otto storie che questa contiene.
Una volta solamente ci parlò dal fondo del cuore.
Avevamo seppellito suo padre.Ci disse
che vedendo scendere la bara nel fosso
lui s’era chiesto d’improvviso perchè
gli rassomigliasse tanto. Questo padre a cui
non aveva mai parlato.
Noi, aggiungemmo : questo padre
di cui ha messo a coltura i prati che lui trascurava
di cui ha reso incolti i campi che lui coltivava.
Versione italiana di Beatrice Monroy.
Sommario
N’être pas le fils de son père